Da quando ho iniziato l'avventura di Filosofia, credo che una delle domande più frequenti di sempre sia "Ma quante maglie devo avviare?"!
Qui, di solito, parte la mia dissertazione De Campionibus, un trattato in 10 volumi e 783098761287 milioni di ore di spiegazione sul campione: perchè farlo, come farlo, come imparare ad amarlo, benefici che ne trarrete per la vostra maglia, la vostra salute, la vostra famiglia...
In sintesi, la risposta è: bisogna fare il campione!
Devo dire, con rammarico, che nonostante il mio fervore nel decantare le lodi del famigerato campione, il più delle volte non vedo grande convinzione nel mio interlocutore: le reazioni vanno da uno sguardo sconfortato e deluso alla mal celata menzogna: "Ah, sì giusto, il campione...certo lo farò".
Sappiamo perfettamente che quel campione non vedrà mai la luce.
Credo che vi siano due tipi di motivazioni all'origine di tanta reticenza.
La prima, ammettiamolo, è un po' di pigrizia: per alcune persone sferruzzare quel quadratino è la cosa più noiosa del mondo, una totale perdita di tempo che posticipa solo il vero divertimento.
La seconda spiegazione ha radici, invece, più profonde e si ricollega al modo in cui abbiamo
appreso a sferruzzare. Indagando, infatti, tra amiche e clienti mi sono resa conto che tantissime hanno imparato a lavorare ai ferri dalla propria madre o dalla propria nonna.
Generalmente, tali madri e nonne, probabilmente perchè come qualsiasi donna (si colga, qui, la lieve polemica femministra...) avevano mille cose da fare, poco tempo per farle e scarsa pazienza quando non venivano immediatamente e correttamente recepite le istruzioni date. Tendevano, quindi, più che a spiegare un metodo per rendere autonome le proprie allieve/figlie, a dare indicazioni che non richiedessero troppe spiegazioni: "Monta 80 maglie. Vai dritto per 20 cm. Lo scalfo lo faccio io, che faccio prima".
Va da sè, con tale premessa, che esistono generazioni intere che non hanno mai fatto un campione!

Non è mia intenzione qui entrare nei complessi meandri del rapporto madre/figlia, no grazie!
Mi soffermerò invece sul perchè - secondo me - fare il campione è importante, come farlo e qualche stratagemma per chi proprio non ne vuole sapere!
Ma cos'è il campione?
Innanzitutto definiamo cos'è il tanto vituperato campione (in inglese gauge)!
Si tratta di una sorta di prova generale del lavoro che stiamo per avviare: un quadratino lavorato ai ferri o all'uncinetto in cui utilizziamo il punto previsto dal progetto. Esso ci permette di stabilire il numero di maglie per centimetro e di impostare, quindi, i calcoli necessari per realizzare il capo.
Idealmente il campione dovrebbe misurare almento 10cm x 10 cm, ma più grande è, più affidabili saranno le nostre misurazioni.
Tramite il campione possiamo sperimentare punti, capire quali ferri utilizzare, se il filato che abbiamo scelto è adatto e quanto rende, se il tessuto che stiamo creando ci piace o è meglio se facciamo altro...insomma, una miniera di informazioni!
Nel caso in cui si stia seguendo un pattern, possiamo confrontare il nostro campione con quello della/del designer: se corrisponde sappiamo di essere sulla strada giusta e non ci resta che scegliere la taglia da seguire. Nel caso in cui invece ci siano delle differenze avremo comunque un valido strumento per valutare come procedere: occore cambiare misura di ferro (o uncinetto)? Oppure basta scegliere un'altra taglia? ecc.
Va tenuto presente che il campione è un'esperienza molto personale e soggettiva: ognuno ha la propria tensione, lavorando a maglia, come all'uncinetto.
Posso quindi dirti quante maglie avvierò io, ma non è detto che vada bene anche a te!
La stessa persona, in momenti diversi della propria vita può ottenere risultati diversi (ho avuto una giornataccia? È facile che tenda a lavorare molto più stretto).
Consigliabile, quando facciamo il nostro campioncino, è lavarlo, soprattutto – ma non solo - quando lavoriamo con dei filati superwash, che una volta lavati tendono a cedere anche in modo significativo (orrore, orrore, la maglia che pensavate essere una S, potrebbe diventare una L una volta lavata!). Se stiamo usando filati tinti a mano, inoltre, lavare il campione ci permette di capire se il colore stinge.
Per me il campione è un'occasione in più per sferruzzare, quindi il problema non si pone: faccio campioni anche senza avere un progetto in mente, ma comprendo che quella sia una mia perversione!
Se vi sembra, invece, che questo piccolo test sia proprio una perdita di tempo, potete trasformarlo in qualcosa di utile, come un berretto o un collo o una presina. Alla fine avrete un accessorio in più e potrete misurare in lungo e in largo.
Qualora, tuttavia, foste religiosamente e categoricamente contrari al campione, il barbatrucco c'è! Sulla fascetta del gomitolo viene sempre indicata la resa del filato, rappresentata proprio come un quadratino la cui base corrisponde al numero di maglie in 10 cm e l'altezza il numero di ferri (ovvero, il campione!)
Per i puristi, quel dato non sarà affidabile al 100%, ma lo possiamo considerare una buona approssimazione.
Ti ho convinto a fare il campione?
Ti aspetto nei commenti per sapere la tua opinione!